Il primo paziente in Abruzzo ricoverato in ospedale sta bene. L’ex primario di Malattie Infettive spiega sintomi e segni, “ma per il momento non c’è prevenzione con vaccini e come terapia: bisogna usare accortezza”
TERAMO – Dopo il primo caso registrato in Abruzzo di vaiolo delle scimmie, e che riguardato un 40enne teramano di Tortoreto, rientrato da un viaggio in Spagna (adesso ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Mazzini di Teramo), anche le nostre zone hanno preso contatto con questa nuova malattia, che è una zoonosi perché trasmessa dall’animale all’uomo.
Per saperne di più su modalità di infezione, sviluppo della malattia e cura, ma anche su come comportarsi, soprattutto in prevenzione del contagio, abbiamo chiesto un intervento scientifico al dottor Pierluigi Tarquini, Infettivologo Epatologo, già Primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Mazzini di Teramo.
“L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il 23 luglio 2022 il vaiolo delle scimmie (Monkeypox) ’emergenza sanitaria globale’. In Italia sono stati descritti circa 430 casi ed il primo paziente è stato registrato anche in Abruzzo, un Teramano rientrato da un soggiorno all’estero in Europa dove era stato a contatto con dei casi accertati“.
“Il vaiolo delle scimmie (Monkeypox, MPX) è una zoonosi virale (il virus è trasmesso all’uomo dagli animali) con sintomi simili a quelli osservati in passato nei pazienti con vaiolo, sebbene clinicamente sia meno grave. Il vaiolo, infatti, si trasmetteva più facilmente ed era più letale poiché circa il 30% dei pazienti decedeva. Con l’eradicazione del vaiolo nel 1980 e la successiva cessazione della vaccinazione, il vaiolo delle scimmie è emerso come il più importante orthopoxvirus per la salute pubblica“.
“Per la maggior parte delle persone – spiega il dottor Tarquini – l’MPX è una malattia lieve-moderata e guarisce spontaneamente. Il vaiolo delle scimmie si trova principalmente nell’Africa centrale e occidentale, spesso in prossimità delle foreste pluviali tropicali, ed è apparso sempre più nelle aree urbane. Gli ospiti animali includono una serie di roditori e primati non umani. I sintomi comprendono di solito: febbre, intenso mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e astenia. I segni più frequenti sono: linfonodi ingrossati ed eruzioni o lesioni cutanee. L’eruzione cutanea di solito inizia entro tre giorni dalla comparsa della febbre. Le lesioni, che all’inizio (VEDI FOTO) possono essere composte anche anche da pochi elementi (che possono essere scambiati per foruncoli o altro) possono essere piatte o leggermente rialzate, piene di liquido limpido o giallastro, possono formare croste, seccarsi e cadere. L’eruzione cutanea tende a concentrarsi sul viso, sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi. Può anche essere riscontrata sulla bocca, sulla zona perigenitale e sugli occhi“.
Tarquini riferisce che “i sintomi in genere durano da 2 a 4 settimane e scompaiono da soli senza trattamento. Il virus si trasmette attraverso un contatto stretto con un caso sintomatico. L’eruzione cutanea, i fluidi corporei (come liquido, pus o sangue da lesioni cutanee) e le croste sono particolarmente infettivi; il virus può diffondersi attraverso la saliva o attraverso droplet (goccioline respiratorie) in caso di contatto prolungato faccia a faccia (a maggior rischio gli operatori sanitari, i membri della stessa famiglia e altri contatti stretti dei casi confermati) ed anche con contatto diretto durante le attività sessuali. Anche indumenti, lenzuola, asciugamani o stoviglie contaminati dal virus di una persona infetta possono contagiare altre persone“.
Quale tipo di prevenzione può essere adottato? “Attualmente poco o nulla può essere fatto in prevenzione con vaccinazioni e come terapia, per cui l’unica forma di tutela, soprattutto per i giovani, è rappresentata dalla conoscenza del problema che permetta di evitare contatti a rischio specie quando si viaggia all’estero in paesi in cui la malattia è presente”.